“Il secondo è il primo degli ultimi”

Ubaldo nasce nel 1978. Vita normale, amici, fidanzate e viaggi. Ed è proprio al ritorno da un viaggio che la sua vita cambia definitivamente. Come dice lui stesso passa dall’on all’off. Si addormenta in una macchina in Umbria e si risveglia in ospedale a Bologna. Dopo un incidente. Senza vista. Al buio.

In questo spazio Ubaldo racconta la vita in modalità off.

 

  • “ Ciao Ubaldo. Come stai? ”
  • “ Bene grazie, c’è il sole, e ne sto approfittando per fare due passi ”

 

  • “ Allora, raccontami questa fase off ”
  • “ Niente, che ti devo dire… lo sport mi ha cambiato la vita. Ho iniziato a fare tiro con l’arco, perché avevo conosciuto una ragazza di Firenze che lo faceva. Si mi piaceva pure, solamente che era uno sport troppo tecnico è per niente fisico. Poca, pochissima corsa. Ero diventato un ciccione ”. Ride

 

  • “ E poi? ”
  • “ E poi niente, niente, prosegue Ubaldo, con un inconfondibile accento umbro e con una f che sembra una v. Ho fatto anche vari campionati, sia open che indoor ”

 

  • “ Che vuol dire open e indoor? ”
  • “ In door vuol dire al chiuso, mentre open all’aperto. Per quanto riguarda l’indoor si può fare massimo a 18 metri, mentre in open, quindi all’aperto si può tirare a trenta metri. Poi ho vinto vari premi. Solo che ad una certa mi sono stufato ”

 

  • “ E quindi? ”
  • “ E quindi ho iniziato l’atletica. La madre dello sport. Nasce nell’antica Grecia e per me è la guerra fatta sport. Anche la ho fatto e vinto vari campionati. Sia in open che indoor. Col peso ho vinto un open e un indoor. Col disco invece non ho vinto niente. Però nello sport è fondamentale imparare a perdere se si vuole imparare a vincere. È sempre dopo le sconfitte sonore che arrivano le vittorie più belle. Hai visto che belle le partite di Champions League dove all’andata perdi, al ritorno ribalti e poi ti porti a casa la qualificazione ”

 

  • “ Hai fatto anche altri sport? ”
  • “ Certo, ho fatto lo sport che mi ha cambiato la vita ”

 

  • “ E cioè? ”
  • “ Cioè il judo. Questo è uno sport fondamentale per la vita. E’ basato su un principio di azione e reazione, proprio come la vita di un non vedente è basata su un principio di azione e reazione ”

 

  • “ Spiegami meglio ”
  • “ Eh! Se io sono per strada e sbatto ad un palo, oppure mi perdo uno scalino col bastone e cado per le scale, devo avere una reazione istintiva per contenere l’azione. Sai, imparare a reagire con  istinto. A cadere, a rispondere ai colpi, a orientare il tuo corpo nello spazio è fondamentale. Un non vedente sbatte migliaia di volte in più di uno che ci vede. E quindi è fondamentale imparare a cadere. Ma è fondamentale pure imparare a muoversi. Il corpo deve avere una fluidità ”

 

  • “ Hai viaggiato col judo? ”
  • “ Hai voglia se ho viaggiato. Ho vinto pure varie medaglie. Con la nazionale, sono stato in Turchia, in Ungheria, a Cuba e in tanti altri posti ”

 

  • “ E per l’integrazione? ”
  • “ Per l’integrazione è quasi obbligatorio fare  judo. Io ho combattuto quasi sempre con vedenti, mi sono allenato con vedenti, mentre negli altri sport eravamo solo non vedenti. Ti ripeto il judo è fondamentale come stile di vita. Per tutti. Consiglio di iniziarlo da bambini, perché ti insegna a reagire a tutte le difficoltà della vita. Poi sai io so juventino…”

 

  • “ E quindi? ”
  • “ Per me la competitività, la vittoria è fondamentale. Io devo arrivare primo il secondo è il primo degli ultimi ”

 

  • “ Quanto ti è servito lo sport per socializzare?”
  • “ Tantissimo. Io sono uno che sponsorizza molto gli sport integrati. Cioè, i non vedenti con i vedenti. Solo così si crea integrazione. Se sei solo tra non vedenti rischi di ghettizzarti ”

 

  • “ E la scuola? È importante? ”
  • “ Assolutamente si. Devo dirti la verità. Io sono diventato cieco a 19 anni. Dovevo finire l’ultimo anno di liceo classico. A causa del mio incidente, sono rientrato un po’ più tardi. Circa a novembre. Mi sono adattato alla nuova situazione e ho preso il diploma. La vera svolta è arrivata quando ho fatto il corso da centralinista. Non dico che tutti i ciechi devono fare i centralinisti. Anzi… solo che io la ho conosciuto Jaws, la sintesi vocale di Windows. Poi il voice over, la sintesi vocale dell’iPad e dell’iPhone. E infine ho imparato anche il braille. Che per me è fondamentale, soprattutto per i bambini per imparare la grammatica. Alla fine mi sono pure iscritto all’università. La ho usato il libro parlato ”

 

  • “ La tua famiglia, come ha vissuto la tua cecità? ”
  • “ Inizialmente la mia famiglia, ha subito il colpo. Considera, che mia madre si è sentita dire: signora, suo figlio ha avuto un incidente e sta per morire. E siccome sono sempre i migliori che se ne vanno, io sono sopravvissuto. Inizialmente ero super coccolato, a pensarci oggi questa cosa mi crea anche un po’ di imbarazzo. Considera anche che io sono di Gubbio, che non è una megalopoli. Però grazie a mia sorella e mio fratello ho imparato a tirare fuori il carattere. Ho iniziato a pormi delle domande. La cosa fondamentale, è che io ho una famiglia grandiosa, mi sono stati sempre accanto. Non mi hanno mai tarpato le ali. Hanno sempre lasciato che io seguissi i miei istinti e le mie passioni ”

 

  • “ Sei arrabbiato con la cecità? ”
  • “ Beh! Ogni tanto si. Però ti faccio un esempio. Sono andato a Cuba con i ragazzi del Judo. La ho conosciuto una ragazza. Abbiamo socializzato molto, approfondito le nostre conoscenze tanto che sono ritornato a Cuba due volte, e da solo. Se non avessi fatto Judo per non vedenti probabilmente non sarei andato a Cuba ”

 

  • “ Sei andato da solo ”
  • “ Certo, mi sono prenotato l’assistenza. Praticamente, c’è una persona che ti aspetta all’entrata dell’aeroporto, e ti accompagna fino al sedile dell’aereo, poi quando arrivi la, c’è una persona che ti viene a prendere e ti accompagna fino al taxi ”

 

  • “ Bello ”
  • “ Lasciami dire solo una cosa. Ragazzi, anche se perdete la vista, non perdete mai la voglia di vivere. Perché nel buio c’è tutto quello che ci metti. Ma quello che non ci metti non c’è, non lo vedi. Prendetela positivamente ”