Domenica scorsa, 10 gennaio 2021, si è conclusa con grande successo la prima edizione di “Genitori Superstar”. Un corso dedicato alle famiglie con bambini e ragazzi con disabilità visiva, ma non solo. Le due giornate di formazione erano infatti rivolte a tutti quei genitori desiderosi di affrontare e superare quegli ostacoli che ogni tanto compaiono lungo il cammino: paura di non essere all’altezza, paura di non farcela, ansia, stress, scarsa pazienza, sensi di colpa, insicurezza. E come fare, poi, per sprigionare il massimo potenziale presente dentro ognuno di noi?
Con i genitori abbiamo lavorato su diversi elementi-chiave per imparare a stare bene con se stessi e vivere una vita di qualità, scoprendo che molte volte, prima di tutto, bisogna partire dalle nostre credenze più profonde. Henry Ford diceva: “Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione”.
Immaginate un giovane ragazzo che è convinto di essere brutto e di non piacere a nessuno: come si comporterà quando avrà di fronte una bella ragazza da cui è attratto? Quanto del suo potenziale riuscirà a esprimere? Le sue azioni quanto saranno influenzate dalla sua convinzione iniziale? E’ facilmente intuibile che il ragazzo, in una simile situazione, non riesca certo a essere la migliore versione di se stesso. Al contrario, molto probabilmente, le sue azioni sarebbero fortemente influenzate dall’insicurezza, dalla tensione, dalla paura, dall’ansia. Tutti stati d’animo non particolarmente utili in un contesto come quello presentato.
Una credenza è la sensazione di certezza nei confronti di qualcosa. E’ come se fosse un tavolo, che viene sorretto da diverse gambe. Nell’esempio di prima, il tavolo sarebbe “sono brutto e non piaccio a nessuno” e le gambe del tavolo – ovvero i riferimenti che sorreggono quella credenza – potrebbero essere per ipotesi: perché me lo dicono tutti; perché nessuna ragazza mi cerca; perché ho il naso storto; perché sono basso.
Ovviamente non è detto che la credenza sia vera in assoluto, però lo diventa nel momento in cui è vera per me. E quando iniziamo a credere in qualcosa, tutto questo influenza tutto il nostro modo di vedere, sentire e pensare. Fino a determinare i nostri risultati.
Ognuno di noi ha un potenziale X: riuscire a sfruttarlo al massimo, agendo di conseguenza, è ciò che fa la differenza tra un risultato ottenuto e uno mancato. Tra la gioia e il dispiacere. Tra la felicità e l’infelicità. E che cosa influenza le nostre azioni? Le nostre credenze, che possono riguardare noi stessi, gli altri o qualsiasi cosa del mondo in cui viviamo.
Esistono credenze depotenzianti come lo è quella di un ragazzo che è convinto di essere brutto ed esistono credenze potenzianti come quella di un genitore che è convinto di poter risolvere con successo qualsiasi situazione la vita gli ponga davanti.
Non bisogna sottovalutare il potere della mente, che è in grado di influenzare anche il nostro corpo come è dimostrato dall’effetto placebo. L’immaginazione non solo permette di realizzare certe cose, ma altre volte addirittura crea una realtà che va contro un agente esterno concreto.
Ciò che noi crediamo diventa la nostra realtà: gli psicologi la chiamano profezia che si autorealizza. Bisogna dunque distruggere le vecchie convinzioni depotenzianti e crearne di nuove potenzianti. E uno dei modi più semplici per capire quali sono le nostre credenze è ascoltare le nostre paure. Perché se esiste una paura, c’è sempre una credenza sotto che la sostiene. Se ho paura di fare quella cosa è perché una parte di me, magari, non crede di essere in grado o non crede di meritarlo. Quindi ascoltati e cerca di capire quali sono i pensieri che vivono attualmente dentro di te. E alla fine chiediti: un vero genitore superstar, se si trovasse in questa situazione, in che cosa crederebbe?